Il laboratorio Sessualità a 5 Dimensioni è stato entusiasmante. Due giorni di lavori (8 e 9 agosto 2014) che hanno visto la partecipazione di più di 100 ragazzi provenienti da tutta Italia, con età compresa tra i 17 e i 20 anni, durante la Route Nazionale Agesci a San Rossore (Pisa).
Seduti per terra, accompagnati dal canto delle cicale, sotto i grandi pini marittimi della tenuta presidenziale, abbiamo creato un clima sereno e accogliente adatto alla condivisione delle esperienze di ognuno e delle sue perplessità.
Assieme alla mia collega Giulia Vanfretti, assistente sociale e capo scout, abbiamo creato un percorso interattivo per giovani ragazzi che potesse sollevare questioni e risolvere dubbi. Sempre divertente ed interessante, si è concluso con abbracci e applausi. Ma soprattutto grandi risate.
Abbiamo parlato di emozioni e sentimenti, di come è fatto il nostro corpo, di cos’è il piacere e come richiederlo, di come comunicare in maniera efficace sia con le parole sia con i gesti. Siamo riusciti a discutere di questioni spinose come la risposta sessuale maschile e femminile, gli orgasmi, l’imbarazzo e l’ansia da prestazione. Ci siamo confrontati sui metodi contraccettivi, le malattie a trasmissione sessuale, l’uso di internet. Ci siamo fatti le coccole.
I ragazzi, come sempre, ci hanno sorprese: sono stati al gioco nonostante l’imbarazzo iniziale. Hanno partecipato attivamente, i veri protagonisti dell’attività. Hanno colto le sfide.
Sono orgogliosa di appartenere a un’associazione che non teme di proporre un laboratorio come il nostro, ma che cerca di fornire ai ragazzi tutti gli stimoli che possono essere utili alla loro crescita.
Sono felice di aver visto la partecipazione di una decina di capi educatori: inseriti anche loro nelle attività proposte erano curiosi di capire come poter affrontare il tema della sessualità anche nelle loro città d’origine. Tutti si sono poi fermati con noi per confrontarsi sulle tematiche emerse. Educare alla sessualità, come fare?
Confrontandomi con Giulia, alla fine delle attività, abbiamo potuto esprimere la nostra soddisfazione per l’ottima riuscita ma abbiamo prodotto anche una riflessione decisamente scout: il servizio al prossimo deve essere competente, più esso è competente più riesce ad incidere sulle persone e diventare per questo utile. Ci siamo sentite utili, abbiamo sentito di aver prodotto un cambiamento e questa è stata la nostra più grande felicità.
Per amare bisogna aver coraggio, ma anche la curiosità di fornirsi le competenze adeguate. Grazie ai ragazzi della città delle tende.