Il sesso è l’arte di controllare la mancanza di controllo.
Paulo Coelho
Il Disturbo maschile dell’erezione (DSM 5) è sicuramente la disfunzione dell’eccitamento più conosciuta, sebbene esista anche per le donne la possibilità di non riuscire ad eccitarsi nonostante la presenza del desiderio (Disturbo dell’interesse e dell’eccitamento sessuale femminile DSM 5). Nelle donne l’eccitazione sessuale oggettiva (fisiologica) può rendersi del tutto indipendente da quella soggettiva (psicologica), aspetto che di solito è assente nei maschi, in cui i due tipi di eccitazione sono solitamente appaiati (ad esclusione del disturbo erettile).
Tratterò qui il maschile, più in fondo alla pagina il femminile.
DISTURBO MASCHILE DELL’EREZIONE
Questo disturbo è più conosciuto con il nome di Disfunzione Erettile (DE), che ha sostituito nel tempo il termine Impotenza Maschile e colpisce nella sua forma più grave il 12,8% della popolazione maschile italiana. La mancanza di erezione diventa più frequente con l’aumentare dell’età, ma il 26% dei pazienti italiani che richiedono un colloquio per la disfunzione erettile sono uomini sotto i 40 anni.
Si tratta della disfunzione sessuale più facile da diagnosticare, in quanto è evidente la persistente impossibilità di raggiungere o mantenere un’erezione adeguata all’attività sessuale.
La difficoltà principale è trovare il metodo più adatto all’uomo per risolvere la sua problematica: infatti sono tre i livelli di terapia.
Il primo livello è caratterizzato dalla terapia psicologica e/o dall’assunzione di farmaci per via orale (Viagra, Cialis, Levitra,…); il secondo comprende la terapia locale (farmacologica o ex vacuo); il terzo livello comporta la terapia chirurgica (protesi peniene).
Prima di tutto è necessario escludere le cause organiche della disfunzione erettile, infatti circa il 40% dei casi hanno una spiegazione esclusivamente medica e come tali devono essere trattati. Anche alcuni farmaci hanno come effetto collaterale il deficit erettivo.
E’ necessario chiedere al paziente se sono presenti erezioni spontanee al mattino perchè questo esclude l’incapacità del pene di erigersi. Sarà però l’urologo andrologo a effettuare un esame obiettivo della salute dei genitali e a somministrare degli esami per escludere le cause mediche (esami del sangue per ormoni, diabete, ipertensione; eco-doppler).
Gli uomini che giungono alla terapia sessuologica sono preoccupati: a loro sembra che una parte del loro corpo non risponda più ai comandi, nonostante gli stimoli. Si chiedono sinceramente come poter soddisfare una donna (o un uomo, chiaramente). Concentrano continuamente la loro attenzione sulle proprie prestazioni fisiche, prestando meno attenzione al contesto. Il pensiero è squalificante per se stessi.
D’altra parte per i partner è difficile accettare l’impotenza dell’uomo: aumentano i sensi di colpa, non ci si sente più desiderati, si comincia a pensare di non avere le doti necessarie per fare l’amore, compare l’idea che forse c’è un amante.
La coppia così entra in crisi ed ogni rapporto sessuale diventa il momento della prova nel quale bisogna dimostrare all’altro il proprio desiderio. La tensione sale e con essa la probabilità di fallire. Ogni approccio diventa sempre più complicato, tra delusioni ed amarezze.
Le incomprensioni aumentano quando gli episodi di disfunzione erettile si fanno più frequenti proprio durante il periodo di ovulazione della donna nelle coppie che cercano un figlio. Oppure, al contrario, quando si indossa un preservativo per la contraccezione.
La terapia sessuologica
Il trattamento psicologico cognitivo-comportamentale e di coppia è la pratica clinica con le più alte aspettative di efficacia per il disturbo erettile. Infatti il 60% dei casi è influenzato dalla psicologia maschile e dal ruolo della coppia.
Sicuramente l’ansia da prestazione sembra essere culturalmente una delle cause più note, soprattutto è ciò che mantiene la situazione ormai piena di tensione. In realtà si tratta di una reazione appresa: gli studi non confermano che l’ansia inibisca la risposta sessuale, anzi. Si tratta di trasformare l’agitazione in eccitazione.
La terapia sessuologica si focalizza sull’analisi dei pensieri disfunzionali negativi e distraenti (ad es. “Nemmeno questa volta ci riesco”, “Devo avere una buona prestazione”), aiutando la focalizzazione sugli stimoli erotici e sulle fantasie sessuali eccitanti.
Si fornisce al paziente un bagaglio personalizzato di abilità e strategie autogestite, senza dover necessariamente dipendere da sostanze farmacologiche, al fine di aumentare la consapevolezza e la percezione di controllo della propria area genitale.
I farmaci possono essere consigliati per la prima parte della terapia, oppure può recarsi in terapia anche chi è diventato farmaco-resistente.
E’ possibile prevedere degli incontri periodici di mantenimento o “booster” dopo la fine del trattamento di prevenzione alla ricaduta (“relapse”) o agli scivoloni (“lapse”).
La consulenza sessuologica permette di riconquistare il piacere, nutrirsene ed affrontare la vita come una tigre.
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DISTURBO DELL’ECCITAZIONE SESSUALE FEMMINILE
L’eccitazione è, come l’orgasmo, un fenomeno per lo più fisico che prevede, nella donna, la lubrificazione vaginale e una serie di reazioni neurovegetative, muscolari, endocrine… ossia un’attivazione generale dell’organismo corrispondente a un vissuto soggettivo di piacere sessuale. L’eccitamento sessuale è quindi una percezione, sia mentale che fisica, dei cambiamenti portati dall’attivazione sessuale.
La nuova diagnosi del DSM 5 unisce l’interesse con la capacità di eccitamento, ma dal punto di vista del trattamento è bene considerarli entità distinte. In questo disturbo possiamo far rientrare i criteri 4-6:
- assenza o riduzione dell’eccitazione in tutti o quasi i rapporti sessuali;
- assenza o riduzione dell’eccitazione sessuale in risposta a possibili stimoli erotici esterni o interni;
- assenza o riduzione delle sensazioni genitali e non, in tutti o quasi i rapporti sessuali.
Riuscire a classificare la sola lubrificazione genitale come segnale di eccitazione è decisamente riduttivo e potrebbe patologizzare normali variazioni legate alle fasi della risposta sessuale, del ciclo, della persona. Inoltre è molto importante la soggettiva percezione di eccitazione, piuttosto che la mera risposta genitale: per queste ragioni (ed altre di carattere tecnico) tale disturbo è stato categorizzato assieme al Disturbo del Desiderio Sessuale Femminile.
Si ritiene che le problematiche di eccitazione fisiologica coinvolgano il 19% delle donne tra i 18 e i 59 anni, ma che la percentuale salga al 44% dopo la menopausa.
Una parte di queste è legata ad una non consapevolezza della propria attivazione fisiologica: le donne sono fisicamente eccitate ma si percepiscono erroneamente come non pronte ad un rapporto. Questo può causare timori legati alla sessualità.
E’ importante escludere cause mediche o fisiche indagandole prima di una eventuale presa in carico psicologica (ormoni, vaginite atrofica, diabete, tiroide, artrite, malattie infiammatorie intestinali o del sistema nervoso centrale, pavimento pelvico ipo o ipertonico).
Le donne che non provano eccitazione sessuale sono preoccupate dal loro stato di salute: spesso ricercano specialisti diversi con i quali confrontarsi (ginecologi, endocrinologi, ostetriche, fisioterapisti…). Giungono alla consulenza psicologica con rassegnazione, quasi fosse l’ultima possibilità per loro.
Altre invece riportano di non riuscire a concentrarsi sull’attività sessuale: hanno molti pensieri distraenti di natura non sessuale.
Spesso la tensione nelle coppie cresce a causa di incomprensioni: nonostante il desiderio femminile sia alto, il corpo sembra non rispondere. Il partner non comprende e si sente smarrito di fronte a segnali ambivalenti tra desiderio e rifiuto.
La terapia sessuologica
Sebbene spesso abbia, almeno in parte, una base fisiologica, occorre trattarlo in maniera multidisciplinare. L’uso di farmacologia anche locale (estrogeni, testosterone, vasodilatatori,…) da risultati ambigui. I medicamenti alternativi e di libero acquisto non hanno dimostrato l’efficacia scientifica: spesso i risultati sono aneddotici legati all’effetto placebo.
Per quanto culturalmente si ritenga che l’ansia possa incidere sull’eccitazione, sappiamo che solo alcuni aspetti effettivamente la inibiscono: persone diverse hanno sensibilità diverse all’ansia sessuale, e faticano a percepirsi eccitate.
La terapia sessuologica si focalizza sui fattori inibenti ed eccitanti e sull’aumento della percezione corretta della propria risposta sessuale e dei propri pensieri, promuovendo una connessione tra mente e corpo. Possono essere suggerite strategie per aumentare la consapevolezza e la percezione di controllo dell’area genitale.
Anche la coppia è coinvolta nella terapia per aumentare la comunicazione e la complicità.